Sapone di Aleppo: tra mito e realtà 10 Mag, 2019
Nell’immaginario collettivo è il sapone per eccellenza, immancabile sulle bancarelle di tutto il mondo, circondato da un’aura quasi magica… e, proprio per questo, il più contraffatto e travisato: parliamo, naturalmente, del Sapone di Aleppo.
Questi caratteristici cubotti profumati, di colore verde-marroncino e dall’aspetto grezzo hanno origini antichissime, tanto che molti si spingono a definirli il primo esempio di sapone nella storia (si sa, anche le leggende fanno marketing); in ogni caso, le prime testimonianze d’uso sembrano risalire intorno al 2.500 a.C., e si può datare l’arrivo in Europa intorno all’XI secolo, insieme ai Crociati di ritorno dalla Terra Santa.
Il sapone di Aleppo originale è fatto di soli quattro ingredienti: acqua, soda, olio di oliva e olio di alloro, gli ultimi due in proporzioni variabili dove la componente di olio d’alloro (che oscilla tra il 2 e il 60%) è quella che definisce la pregevolezza del prodotto -e ne alza di conseguenza il prezzo.
La produzione tradizionale ha metodi antichi e tempi molto lunghi, che sfortunatamente si sposano male con l’immensa richiesta planetaria di questo sapone e hanno imposto un livello di industrializzazione maggiore; è comunque interessante scoprire quale sia l’autentico processo di produzione.
LA PRODUZIONE
Tutto comincia tra novembre e dicembre, mesi dedicati alla raccolta delle olive; l’olio ricavato viene unito ad acqua e soda caustica e bollito per diversi giorni in un recipiente di pietra, a volte interrato e riscaldato da fuoco sotterraneo. Verso la fine di questo lunghissimo processo, in cui il sapone deve essere costantemente mescolato (immaginate la fatica e le esalazioni), viene finalmente aggiunto l’olio di alloro, e il preparato è versato su fogli cerati posti in vasche di pietra o direttamente sul pavimento.
Qualche altro giorno dopo, una volta raffreddato, viene tagliato a mano, timbrato con il marchio del produttore e lasciato stagionare all’aria per un periodo di 12 mesi circa; è proprio durante questo ultimo processo che il verde carico del sapone appena fatto (dato dalla clorofilla dei due oli utilizzati) ossida e imbrunisce fino alla sua colorazione finale. Infine, il sapone è pronto per essere spazzolato, pulito e confezionato.
Complesso, vero? Allora come facciamo a sapere se il sapone che stiamo guardando sulla bancarella è un vero sapone di Aleppo?
La triste risposta è che è davvero difficile scovare le contraffazioni , perché anche se la normativa europea impone di inserire in etichetta tutto quello che c’è da sapere sul contenuto di un cosmetico non ci dice niente sul metodo di produzione; in altre parole, non possiamo sapere se il sapone ha subìto la lavorazione tradizionale e lunghissima che abbiamo appena visto o se gli oli sono stati saponificati secondo un altro processo (fermo restando che parliamo solo di poesia produttiva; la saponificazione è saponificazione, e le differenze del prodotto che ci arriva in mano sono più che trascurabili).
Proprio dagli ingredienti usati, però, ci arriva un primo aiuto: abbiamo detto che il vero sapone di Aleppo ne contiene solo quattro, dunque l’INCI (l’elenco di ingredienti usati in etichetta, segnati secondo una dicitura standardizzata e in ordine decrescente di quantità) sarà questo:
Olea europea fruit oil, laurus nobilis oil, sodium hydroxyde, aqua.
O, se è presente più olio di alloro che di oliva, questo:
Laurus nobilis oil , olea europea fruit oil, sodium hydroxyde, aqua.
Se ci sono altri ingredienti, dunque, già sapremo di trovarci di fronte a una forma di imitazione; allo stesso modo, se troviamo la dicitura
Sodium olivate, sodium laurate, ecc
Sapremo che il produttore non è partito dagli oli sfusi, ma da pasta di sapone già pronta che ha sciolto, mescolato e colato negli stampi –ne abbiamo già parlato, ricordate?
CONTROINDICAZIONI E PROPRIETÀ (?)
Bene, ora sappiamo come questo sapone viene prodotto e come riconoscerlo; resta da chiederci se è davvero straordinario come la sua leggenda racconta.
La resa sulla pelle è molto personale, come sempre quando si tratta di cosmetici: alcuni lo adorano, altri –come me– riferiscono che secca la pelle perfino più delle saponette da albergo. Abbiamo già detto, d’altra parte, che a parità di ingredienti usati è anche la loro percentuale a fare la differenza, e insieme la piccola quota di oli liberi che contiene (che mitigano l’aggressività della schiuma).
Quel che è certo è che il marketing che lo circonda è fuorviante almeno su un punto: quando sentirete che il sapone di Aleppo è antibatterico, antiossidante, o cura croste lattee dei bambini e dermatiti varie, non credeteci!
Non esistono studi scientifici che lo provino (e non parliamo di un prodotto appena uscito sul mercato, dunque se nessuno ha mai dimostrato queste proprietà ci sarà pure una ragione), e soprattutto nessun cosmetico può, per legge, vantare proprietà terapeutiche di nessun genere. In altre parole? Se un sapone potesse curare le infezioni della pelle sarebbe un farmaco, e potremmo trovarlo solo in farmacia. Tutto il resto è marketing, e anche marketing truffaldino.
Un altro punto da considerare su questo controverso prodotto è proprio l’uso dell’ingrediente che lo contraddistingue, l’olio di alloro.
Nell’INCI leggiamo semplicemente laurus nobilis oil, senza maggiori indicazioni sulla parte della pianta da cui l’olio è estratto, ma sappiamo tuttavia che le bacche di alloro vengono fatte bollire circa 6-8 ore per estrarne l’olio utilizzato insieme a quello delle foglie (come per il maiale, non si butta via niente).
Il problema? L’olio di semi -contenuti nelle bacche- è assolutamente proibito per uso cosmetico nell’Unione Europea, a causa del suo elevato contenuto di allergeni sensibilizzanti.
E non si tratta di una scoperta recente: già nella prima metà del 1900 –pillola storica in arrivo- le dermatiti allergiche da contatto causate da olio di alloro erano diffusissime, soprattutto in Francia e in Germania e in particolare tra i collaboratori domestici; questo perché l’olio di bacche di alloro era già “di moda” ed utilizzato in molti ambiti quotidiani, in larga parte come anti-infeltrente per cappelli.
Tornando a noi, il Sapone di Aleppo originale non può dunque essere prodotto in Europa, ma l’olio di alloro deve essere saponificato in Siria o qualche altro Paese mediorientale dove le politiche a difesa della salute dei lavoratori sono molto meno restrittive, per arrivare da noi già trasformato in saponetta finita; questo perché il “sapone di alloro” non è più “olio di alloro”. Come sempre, fatta la legge trovato l’inganno.
Niente panico, però: i casi di dermatite allergica da contatto dovuti all’uso del sapone sono notevolmente inferiori rispetto al maneggiare l’olio puro, perchè la bollitura lo modifica e denatura facendo perdere molti allergeni volatili (anche se ovviamente il rischio aumenta con l’aumentare della percentuale di alloro nel sapone).
La questione resta comunque spinosa: la produzione di questo cosmetico è una risorsa economica notevole per le tante famiglie impegnate nella sua lavorazione, ma quanto è etico lasciare che rischino la salute maneggiando una sostanza che in Europa abbiamo bandito proprio per tutelare i lavoratori?
ALEPPO: TRA GUERRA E RESISTENZA
Infine, due parole su Aleppo, meravigliosa città della Siria con diversi milioni di abitanti, culla di culture antiche e di memoria storica dal valore incalcolabile.
Nel 2007, prima della guerra la cui devastazione è da tempo sotto la lente di qualsiasi telegiornale, ad Aleppo erano rimaste circa 60 piccole fabbriche di sapone (più diverse altre sparse in tutta l’area medio-orientale), e l’olio di alloro utilizzato era in larghissima parte prodotto in Turchia, vista la difficoltà organizzative della Siria. Ora le fabbriche si sono ridotte ai pochi centri che resistono alla guerra, e molte fabbriche si sono spostate in luoghi più sicuri (in particolare Francia e Spagna). Per queste ultime, come abbiamo appena visto, la normativa vigente ha imposto un cambiamento nella lavorazione per evitare l’utilizzo di oli pericolosi e proibiti; per chi resiste in patria, invece, anche sperando che nessuna fabbrica riesca a mantenersi in attività pagando qualche tassa/pizzo ai miliziani che occupano la zona, in questo periodo storico quale margine di controllo di materie prime possiamo aspettarci? Pensiamo al nostro tutelatissimo olio extravergine di oliva ad uso alimentare, del quale sentiamo comunque continuamente di adulterazioni con oli di semi vari colorati con clorofilla.
Riassumendo: il sapone di Aleppo originale è davvero presente in ogni mercatino che lo spaccia come tale? No. È un prodotto miracoloso e medicale? No. Può comunque essere un buon cosmetico? Con giudizio insindacabile del gusto personale, sì. Sulla sua eticità, di nuovo, la morale della storia rientra in un’ampia scala di grigi.